OLOCENE
di Max Frisch
adattamento teatrale Flavio Stroppini e Monica De Benedictis
regia Flavio Stroppini |con Margherita Saltamacchia e Rocco Schira | scena video Monica De Benedictis | grafica animata Mauro Macella | light design Marzio Picchetti (assistente Pietro Maspero) | musiche originali Andrea Manzoni (eseguite con Matilda Colliard e Martino Pini; mix musiche Valerio Mina) | nebbia in scena a cura di Nephos | sarta di scena Arianna Cortese | allestimento tecnico Alexander Budd | produttore Gianfranco Helbling | produzione Teatro Sociale Bellinzona – Bellinzona Teatro | in coproduzione con Nucleomeccanico.com, 2020
internet www.teatrosociale.ch | www.nucleomeccanico.com
Nella solitudine del suo eremo in val Onsernone il signor Geiser – vedovo settantaquattrenne di origini basilesi, protagonista de “L’uomo nell’Olocene” di Max Frisch – cerca nella propria memoria e nei libri in suo possesso le armi per resistere al tempo. Lotta contro il nubifragio che ha divelto la natura, lì fuori dalla sua finestra, e contro l’erosione impietosa del suo corpo e della sua mente. Inizialmente legge, poi ritaglia, schizza, attacca fogli alle pareti. La figlia Corinne è la sola che può decifrare gli sforzi di un uomo sempre più fragile. Frugando tra i segni lasciati dal padre cerca di riappropriarsi dei suoi ricordi… Il Teatro Sociale Bellinzona propone una regia e un cast tutti bellinzonesi per questa sua nuova produzione che per la prima volta porta in scena in italiano l’opera più ticinese di Max Frisch, la più affascinante forse mai scritta dal grande autore zurighese. Un testo che come tutti i classici non smette di interrogarci sul presente. L’emergenza sanitaria infatti ci ha fatto vivere la solitudine e ci siamo scoperti fragili quanto non sapevamo di essere. Oggi le parole del signor Geiser risuonano più attuali che mai. E come lui ci tocca fare i conti con qualcosa di infinitamente più grande di noi.
C’ERA UNA VOLTA LA TEMPESTA
Tra il racconto e la canzone (in italiano e dialetto), una storia d’altri tempi che parla anche dei nostri giorni. Come tutto Shakespeare d’altronde. No?
di Flavio Stroppini
con Matteo Carassini | Light Design Marzio Picchetti | Assistenti light design Pietro Maspero e Nicolò Baggio | Musiche originali Matteo Carassini | Produzione Monica De Benedictis | Regia Flavio Stroppini | Produzione NucleoMeccanico.com
I temi de “la tempesta”, ultima opera di Shakespeare, sono “libertà e prigionia, avidità, potere e magia. Sono gli stessi temi che ruotano attorno alla storia dei cinque fratelli Mazzarditi, definiti pirati, che nel 1400 cercarono di costruire una loro repubblica sul lago Maggiore. Nonostante la leggenda “nera” che li circonda, i fratelli di Cannobio sono probabilmente i protagonisti di una delle più grandi ribellioni contro il dominio di un’autorità (alla loro epoca Milano. Vicina alla Milano usurpata a Prospero). I Mazzarditi resistettero in un castello (nei pressi di Cannero), su un isolotto nel Lago Maggiore a qualche decina di metri dalla riva. Oggi non mancano le leggende che parlano di echi di catene, urla di guardie e fuochi che illuminano le notti dove una ciurma di pirati sanguinari, capi di una banda di “bravacci” dispotici, tornano a farci rivivere le loro avventure. È così che cercando di raccontare la storia di Prospero, di Miranda, di Antonio, di Trinculo, di Calibano, dello spirito dell’aria Ariel e del cantiniere perennemente ubriaco Stefano -molto simile a lui- un cantastorie si trova “quasi” obbligato a metterle in relazione con quella dei pirati Mazzarditi e alla loro ricerca di libertà, così contemporanea al nostro vivere oggi. In questo modo, così vicino alla narrazione orale dei vecchi cantastorie, si raccontano i cinque atti de La tempesta mescolati con la storia dei pirati Mazzarditi, così vicini all’opera di Shakespeare da pensare che forse, nella sua ultima opera, il Grande Bardo si sia ispirato un poco anche a loro.
SEMPLICI PAROLE
di Flavio Stroppini
Produzione NucleoMeccanico.com e Teatro Sociale Bellinzona
In questi ultimi mesi ci siamo scoperti più fragili di quello che pensavamo. Ci siamo adeguati, senza diventare migliori, come fanno gli animali. Nella solitudine delle nostre case abbiamo condiviso la quarantena con mezza umanità. Il mondo che non conosceva incertezze non c’è più. Per un po’ è stato chiaro a tutti che non siamo i padroni di tutto quanto. Ma oggi? Dopo quasi un anno, dove stiamo andando?
Prima che le risposte tornino a essere slogan forse c’è qualcosa che possiamo fare. Forse dovremmo fermarci per un momento e pensare alle cose che sono cambiate. La quotidianità, il rapporto con lo spazio e il tempo e le parole. Ci siamo ritrovati a dare di nuovo un significato a parole che avevamo accatastato tra quelle certe. E se ognuno di noi trovasse, in quello che stiamo vivendo, una parola che gli renda comprensibile il cambiamento di questi mesi? Potremmo costruire un linguaggio comune, per non perderci di nuovo mentre camminiamo assieme attraverso la nuova geografia che il nostro tempo ci ha messo davanti.
Già, dimmi… per te, tutto questo, che parola è?
Cercherò di raccogliere le parole di una comunità, navigandola, interrogandola, contattandola. Cercherò di ricostruire la storia delle parole e come queste abbiano cambiato pelle di questi tempi. Si dice che per riuscire a iniziare a comunicare abbiamo bisogno di un vocabolario di almeno 250 parole. Le cercherò e un giorno di gennaio, quasi un anno dopo, in solitudine, sul palco di un teatro vuoto, ve le leggerò. Collegato al mondo attraverso il web 1 minuto e un po’ a parola, faticando, per più di 5 ore, cercando a modo mio di fare qualcosa per tornare a parlare, assieme, la stessa lingua.
TELL
di: Flavio Stroppini e Monica De Benedictis
con: Matteo Carassini, Igor Horvat, Silvia Pietta, Flavio Sala e Massimiliano Zampetti e con la voce di: Margherita Coldesina | regia: Flavio Stroppini e Monica De Benedictis | scenografie: Alice De Bortoli e Denise Carnini | sound design: William Geroli | costumi: Marianna Peruzzo | light design: Paolo Battaglia | musiche: Andrea Manzoni | produttore: Gianfranco Helbling | produzione: Teatro Sociale Bellinzona – Bellinzona Teatro in coprod. con Nucleomeccanico, 2019 | con il sostegno di: Repubblica e Cantone Ticino – Fondo Swisslos, Associazione Amici del Teatro Sociale di Bellinzona, SSA Società Svizzera degli Autori
Le ossa di Guglielmo Tell sono state ritrovate. Appena finite le celebrazioni però sono scomparse. All’aeroporto internazionale Wilhelm Tell tre persone sono recluse in una stanza. Stanno per essere interrogate. Con loro un addetto alle pulizie. Qualche ora prima, mentre trasportava le valigie nella stiva di un aeroplano diretto a Istanbul, un camioncino si è rovesciato. Tre valigie si sono aperte; a terra delle ossa. Uno dei tre sospettati le stava trasportando. Chi sarà? Inviata a scoprire il tutto un commissario donna, a pochi giorni dal parto. Come se non bastasse, assieme alle ossa sono stati trovati 50 passaporti svizzeri con nomi arabi e dei piani con la scritta CERN. Risulta presto evidente che tutti quanti hanno qualcosa da nascondere e che nessuno in realtà è quello che appare.
Dopo “Prossima fermata Bellinzona” (2015) e “Kubi” (2017) il Teatro Sociale Bellinzona continua a indagare, con Flavio Stroppini e Monica De Benedictis, sui temi legati al territorio e all’identità. Per raccontare la quotidianità non si può non affrontare il condizionamento cui la paura ci sottopone. Questa si è ormai radicata nella vita delle persone, con un conflitto sempre più esportato nel nostro territorio. In quest’epoca di paura, il patriottismo diventa nazionalismo. La reazione è la ricerca di slogan o gesti clamorosi piuttosto che una riflessione sulle ragioni profonde che ci hanno portati a questo punto. Al giorno d’oggi, tutti così presi a giudicare il singolo evento o persona, ci dimentichiamo di considerare il terrorismo come una specie di disturbo mentale collettivo. “Tell” parla di noi, ticinesi e svizzeri del Terzo millennio in un mondo globalizzato, con i toni divertenti di una commedia ricca di colpi di scena, dove nulla è quello che sembra fino a una particolare resa dei conti finale.
CENTOVALLI CENTORICORDI 2 | La canzone della valle.
Un viaggio teatrale attraverso le Centovalli.
Team creativo / Kreativteam
Regia | Regie: Livio Andreina
Autore | Autor: Flavio Stroppini
Scenografia, costumi, maschere | Bühne, Kostüme, Masken: Anna Maria Glaudemans
Composizione, direzione musicale | Komposition, musikalische Leitung: Oliviero Giovannoni
Con Masha Dimitri, Marco Cupellari, Sarah Lerch, Moira Albertalli, Clarissa Matter, Rico Koller
e quaranta musicisti e attori della regione | und vierzig MusikerInnen und SpielerInnen aus der Region
Tornare a casa significa risalire la Valle e il tempo. Questo accadrà a Mauro, in viaggio verso Camedo dove dovrà firmare l’atto di vendita della casa della nonna e chiudere ogni ponte con il passato? Ma le Centovalli sono un territorio sospeso tra realtà, magia, ricordi e poesia. È così che il viaggio di Mauro si trasforma in un racconto d’altri tempi. A cercare di convincere l’uomo a non vendere la sua identità interverranno i personaggi più disparati e fantasiosi, generati da leggende, paure, realtà e ricordi. Eh già, tra danze, assalti, paure, malinconie e canti cosa succederà?
Il nostro viaggio teatrale inizia a Verscio. Da qui parte la comitiva degli spettatori, degli attori e della bandella. Il treno si ferma a Intragna, Corcapolo, Verdasio e Cadanza, le stazioni e l’ambiente circostante si trasformano in palcoscenico. A Camedo si assisterà alla grande scena finale che si concluderà in una vivace festa con musica e balli durante la quale viene servita una deliziosa cena ticinese annaffiata con vino, quello buono.
di Flavio Stroppini e Monica De Benedictis
composizione musicale Andrea Manzoni | Filmmaker Valerio Casanova | illustrazione Luca Pennella | con artisti vari | Produzione esecutiva Sara Camponovo | Produzione Monica De Benedictis | Coproduzione: Teatro Sociale di Bellinzona |Produzione: Nucleo Meccanico| Con il sostegno di Repubblica e Cantone Ticino – Fondo Swisslos, Fondazione Svizzera per la Radio e la cultura
“Sì, facciamo la Rivoluzione!” è il progetto invitato a rappresentare il Canton Ticino in occasione del progetto nazionale www.1918.ch
Un uomo, un asino, alla ricerca di compagni per una Rivoluzione. I due cercano qualcuno con cui comunicare. Cercano di portare le rimostranze della popolazione a chi li può sentire. Viaggiano passo dopo passo. L’uomo porta l’asta di una lancia, senza bandiera per rappresentarle tutte. Con loro un libro, come una guida, per trovarci risposte. Lungo il viaggio degli incontri. Musiche, parole, strani esseri.
In occasione del centenario dello sciopero generale nazionale del 1918, nel 2018 il Canton Soletta ospiterà un teatro all’aperto su questo avvenimento centrale per la Svizzera. Questa rappresentazione offre una solida cornice drammaturgica per contributi indipendenti preparati in altri Cantoni, Città e Comuni. Questi contributi scenici arricchiscono lo spettacolo, mostrano la portata nazionale degli avvenimenti ed evidenziano l’intreccio storico del 1918, inserendolo in un contesto più attuale. Sulla via per raggiungere lo spettacolo il pubblico viene accolto da una città immersa nella recitazione e accompagnato da installazioni a tema. Il progetto ha l’obiettivo di presentare lo sciopero generale sotto diverse prospettive mostrando che si tratta di un evento storico maggiore nella genesi della cultura politica Svizzera e in particolare per quello che concerne la ricerca del consenso tramite il compromesso tra interessi diversi tra loro. I valori su cui si fonda questa ricerca non sono fissati una volta per tutte e sono in costante ridefinizione. Il teatro è lì per ricordarli e per offrire l’occasione di discuterli.
Questa decisione sorprenderà i lavoratori nel pieno fervore della lotta: non siamo riusciti a fare accettare le nostre richieste. Avremmo dovuto trasformare lo sciopero generale in movimento rivoluzionario! Non si poteva mandare la massa operaia inerme contro le mitragliatrici dell’avversario. Lo sciopero generale nazionale è terminato. Ma la lotta della classe operaia continua.
Abbiamo immaginato che qualcuno nel piazzale stazione di Bellinzona (Ticino), il 14 novembre 1918, all’annuncio della fine dello sciopero generale, abbia desiderato la rivoluzione. Quel qualcuno avrebbe potuto partire verso Olten, per protestare. Non abbiamo notizie di un viaggio di questo tipo, ma sarebbe stato possibile. Così, cento anni dopo abbiamo deciso di ripartire. E raccontare, in viaggio…
KUBI
di: Flavio Stroppini e Monica De Benedictis
con: Amanda Sandrelli, Tatiana Winteler, Jasmin Mattei, Silvia Pietta e Daniele Ornatelli regia: Flavio Stroppini e Monica De Benedictis allestimento multimediale e scenografie: Giovanni Vögeli post produzione video: Mauro Macella musiche: Andrea Manzoni (con Riccardo Ruggeri e Matilda Colliard) produzione: Teatro Sociale Bellinzona – Bellinzona Teatro, 2017 coproduzione: LuganoInScena e Nucleo Meccanico con il sostegno di: Repubblica e Cantone Ticino – Fondo Swisslos, Associazione Amici del Teatro Sociale di Bellinzona, Coop Cultura, SSA Società Svizzera degli Autori
8 giugno 1996. Necla Türkyilmaz torna nell’appartamento del palazzo popolare di periferia dove abitava anni prima. Ha chiesto la chiave alla portinaia, Camilla, che le dice «Bisogna stare nascosti. L’appartamento è sfitto da tempo ma Luisa, la figlia dei proprietari, dorme al piano sopra». Necla ha con sé diverse sacche della spesa. È un giorno speciale. Si gioca la partita inaugurale degli Europei di calcio: Inghilterra – Svizzera, a Wembley, in mondovisione. Per la Svizzera titolare in attacco gioca Kubilay Türkyilmaz. Kubi. Eh sì, il figlio di una famiglia turca gioca per gli svizzeri. E non è stato facile! Necla ha invitato anche Maddalena, l’amica di una vita, una vivace emiliana, madre di Camilla, con la quale ha condiviso cosa significhi essere di un altro paese. Sarà tra ricordi, cucina e leggende che le donne vivranno la partita. Sfida che inizia male, gli inglesi passano rapidamente in vantaggio. E come se non bastasse Luisa irrompe nell’appartamento. «Cosa ci fate qui?»…
FRAMMENTI
Documentario teatrale | un laboratorio di Flavio Stroppini
Condividere emozioni, offrire un momento di integrazione per conoscersi meglio, frutto del laboratorio teatrale condotto per sei mesi dal regista ticinese Flavio Stroppini e da Monica De Benedictis, in collaborazione con 14 utenti disabili de L’INCONTRO (Poschiavo, Svizzera) e l’attrice Chiara Balsarini.
“Il paese ha un ritmo. Le stagioni vengono e passano. Poi gli anni, poi le vite. Immaginate una sala d’aspetto, dove quattordici persone si ritrovano a sostare. Nessuno sa quando si ripartirà. Ormai si è fermi e bisogna raccontare”.
Documentario teatrale
un progetto di Flavio Stroppini e Monica De Benedictis – 110 minuti
con: Antonio Ballerio, Igor Horvat, Cito Steiger, Anahì Traversi e Tatiana Winteler / Musiche originali di Andrea Manzoni eseguite da Andrea Manzoni e Thomas Guggia / con la partecipazione di Gianni Frizzo | Scene e light design: Giovanni Vögeli / Costumi: Annalisa Messina e Marianna Peruzzo / Post produzione video: Mauro Macella / Diffusione video: Davide Grampa / Sound design: William Geroli | Produzione: Teatro Sociale Bellinzona in coproduzione con Nucleo Meccanico | Con il sostegno di: Cantone Ticino, Città di Bellinzona, Amici del Teatro Sociale, Ernst Göhner Stiftung, Coop Cultura, Aziende Municipalizzate Bellinzona, BancaStato Ticino, Società Svizzera degli Autori, Sindacato SEV, Rapelli, Fonoteca Nazionale Svizzera, Radiotelevisione svizzera di lingua italiana Rete Due | 2014/2015
Documentario teatrale sul tema dell’importanza sociale della ferrovia per Bellinzona. Cos’è una stazione? Partenze e arrivi. Gente. Il vuoto che diventa pieno, il pieno vuoto. Continuamente. Un treno, un altro, un altro ancora. Un orologio: secondi, minuti, giorni, anni. Vita.
IL VIAGGIO DI ARNOLD
Monologo per attore, violoncello elettrico, immagini e suoni
di Flavio Stroppini e Monica De Benedictis
con Igor Horvat| Musiche dal vivo di Zeno Gabaglio| Allestimento teatrale di Roberto Mucchiut| Produzione: Nucleo Meccanico| Coproduzione: Teatro Sociale Bellinzona| Con il sostegno di: Fondazione Svizzera Radio e Cultura, Repubblica e Stato Cantone Ticino, SEV Sindacato Ferrovie Svizzere, Radio Svizzera Italiana ReteDUE, La Regione Ticino (quotidiano), Radiogwen
Un viaggio, da Andermatt nel centro delle Alpi elvetiche, attraversando i Balcani, fino ad un’isola greca delle Piccole Cicladi, Iraklia, dove dimenticare e dimenticarsi. Sull’isola c’è un vagone ferroviario degli anni ’60 con la scritta Ferrovie Federali Svizzere, gli abitanti conoscono il nome Andermatt. Da Andermatt, al centro delle Alpi Svizzere, nel 1974, un uomo partì in sella a un trattore Hürlimann D70 con a rimorchio un vagone ferroviario. Il suo nome: Arnold Hunsperger. Nato poco dopo la Seconda Guerra e vissuto in due luoghi. Sulla montagna ed accanto al mare.
Il monologo è tradotto e rappresentato nelle lingue nazionali Svizzere (francese e tedesco) in modo da rappresentare nella Svizzera intera una storia che narra di identità. Lo sbocco a nord delle alpi è un’esigenza di giovani ticinesi professionisti in vari campi artistici (drammaturgico, teatrale, musicale, video e suono). Rapportarsi alla Svizzera è un occasione di crescita e di confronto. È l’occasione di mostrare il proprio lavoro.